Sabato 24 settembre LABS Contemporary Art è lieta di presentare Camera Tripla, mostra collettiva a cura di Leonardo Regano. Negli spazi della galleria, le opere di Marco Emmanuele, Luca Grechi e Mattia Sugamiele si confrontano sulle differenti accezioni del medium pittorico nella loro pratica.
La mostra mira a porre in risalto le potenzialità espressive della pittura e delle eventuali declinazioni, che questo mezzo assume nella pratica artistica delle nuove generazioni. Come scrive il curatore, “Camera Tripla è un progetto volutamente non chiuso ma lasciato libero, pensato come un ipotetico e continuo work in progress dove un piccolo tassello in aggiunta apporterebbe nuove possibilità di lettura. I tre artisti in mostra sono stati scelti proprio per le differenze e le peculiarità delle loro ricerche che, pur nella difformità di linguaggi, creano una sorta di rispondenza e omogeneità nella loro visione di insieme”.
Marco Emmanuele (Catania, 1986) dopo aver compiuto studi di ingegneria e architettura, si avvicina alle arti visive con lo spirito di uno scienziato che indaga la materia nelle sue possibili potenzialità espressive. I lavori in mostra sono gli esiti più recenti dalla serie ISO, con cui l’artista sperimenta la pittoricità di pigmenti fatti di pasta di vetro e colla. “Emmanuele accosta cromie pastello costruendo le immagini per campiture piatte, con un risultato che mostra chiare assonanze formali con la tecnica dell’affresco e del mosaico. Elemento centrale nell’opera di Emmanuele è la luce che ha un ruolo attivo, essa attraversando la pasta vitrea conferisce una particolare lucentezza alla composizione finale. La luce come elemento attivo richiama la grande tradizione della Storia dell’arte.”
Luca Grechi (Grosseto, 1985) propone al centro della sua riflessione lo studio del mezzo pittorico, della specificità dei rapporti tra segni e velature di colore che ne contraddistinguono l’essenza. In mostra sono presenti una selezione di lavori inediti dell’artista toscano. “Sulla superficie della tela, affiorano libere e liquide le pennellate, unite e sovrapposte per una composizione finale, in cui si mescolano i piani di visione e si crea una profondità di lettura dell’opera che richiede all’osservatore un tempo di attesa e concentrazione.”
Mattia Sugamiele (Erice, 1984) ci accompagna in una dimensione fluida, in cui lo sguardo si perde nel labile confine del confronto tra pittura e tecnologia digitale. Sugamiele costruisce dei mondi alternativi a quello reale in cui l’immaginazione si concretizza sotto forma di pixel. Il suo gesto, di fondo sempre riferito al pittorico, porta però al superamento della superficie bidimensionale del quadro mescolando video, immagini fotografiche, scultura e interventi installativi. La tecnica del trompe-l’oeil è usata per confondere, mescolando reale e virtuale in un’unica visione, un universo magico in cui colori, forme e segni sembrano delineare il fondamento biologico di una nuova possibile esistenza ibrida.
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